TAR LAZIO: ILLEGITTIMI I CREDITI SCOLASTICI PER L’ORA DI RELIGIONE E LA PARTECIPAZIONE “A PIENO TITOLO” AGLI SCRUTINI DA PARTE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE.
Il Tar Lazio - Sez. III^-Quater - accoglie con la sentenza n. 7076, pubblicata in questi giorni, i ricorsi presentati, a partire dal 2007, da alcuni studenti, supportati da diverse associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche, che chiedevano l'annullamento delle ordinanze ministeriali firmate dall'ex Ministro Giuseppe Fioroni e adottate durante gli esami di stato del 2007 (ord. min. n. 26/07 recante "Istruzioni e modalità per lo svolgimento degli esami di Stato nelle scuole statali e non statali - a.s. 2006/07" e ord. min. n. 30/08 recante "Istruzioni e modalità per lo svolgimento degli esami di Stato").
Il Tribunale Amministrativo sostiene che l'attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti o dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni (islamica, ebrea, cristiane, di altro rito) ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in etica morale pubblica.
Inoltre sostiene anche incidenter tantum che i docenti di religione cattolica non possono partecipare "a pieno titolo" agli scrutini ed il loro insegnamento non può avere effetti sulla determinazione del credito scolastico; analoga posizione non può essere riconosciuta ai docenti delle attività didattiche formative alternative all'insegnamento della religione cattolica.
LETTERA APERTA AGLI STUDENTI
Cari ricorrenti, studenti, amici di questa interminabile avventura, cari tutti,
mediante una sentenza che lascia molti dubbi, oltre che un forte senso di amarezza per la mancata opportunità e volontà di offrire una risposta di merito agli studenti ad un anno e mezzo dall'inizio del ricorso collettivo.
Il Consiglio di Stato ha preferito abilmente uscire dal difficile empasse con una sentenza di metodo più che di merito, una sentenza che “parla” di impossibilità ad assumere una posizione per la diversità dei ricorrenti e dei loro motivi di ricorso.
In un ben più triste periodo per il nostro Paese giunge così l’epilogo dell’appello del Maxi ricorso deciso in data 3 febbraio 2009 mediante una sentenza già stesa in tale data, ma inspiegabilmente solo oggi resaci nota.
Con una sentenza di sole 13 righe, con meno di una pagina, il Consiglio di Stato e il Presidente della Sesta Sezione, il Dott. Claudio Varrone, hanno finalmente deciso che l’appello del Ministro debba essere accolto, pubblicando la loro volontà dopo oltre 60 giorni di attesa e riformando oltre 60 pagine di principi, valori di giustizia e legalità del Tribunale Amministrativo.
Care ragazze e cari ragazzi,
oggi in data 26 agosto ’08 si è tenuta udienza dinanzi alla sesta sezione del Consiglio di Stato presieduta dal Giudice Consigliere Giuseppe Barbagallo, e con Relatore Francesco Bellomo.
L’udienza era stata fissata a seguito dell’intervenuta impugnazione da parte del Miur che ci ha notificato circa 2000 appelli richiedendo la immediata sospensione della nostra sentenza in cui veniva anche annullato il decreto Mussi blocca ricorsi Udu.
Con questo commosso e polemico discorso pronunciato a Palermo il 25 giugno 1992 nel corso di una manifestazione promossa da Micromega Borsellino denunciò con forza e senza nessun ricorso alla diplomazia la costante opposizione al lavoro e al metodo di Giovanni Falcone di parti consistenti delle istituzioni, che hanno agito per isolare il fondatore del pool antimafia e per rendere impossibile il suo impegno: in questo senso, “Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988” quando il CSM gli preferì Antonino Meli per la carica di procuratore capo di Palermo.
Quest'intervento è stato pubblicato nel marzo 1993 sulla rivista Micromega.
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