Insegnano da anni e garantiscono il prosieguo della didattica negli Atenei italiani ma non sono abilitati. È questo il paradosso che si trovano ad affrontare centinaia e centinaia di docenti universitari che, pur svolgendo de facto le funzioni di un docente universitario abilitato (e quindi organizzazione dei corsi, svolgimento delle lezioni, esami, ecc), non sono riconosciuti come tali.
Si è ulteriormente aggravata la già precaria situazione dei ricercatori italiani con la tanto chiacchierata “Riforma Gelmini”, la legge 240/2010, la quale non ha minimamente preso in considerazione la situazione dell’esistente “esercito di ricercatori” imponendo loro di partecipare all’ASN (Abilitazione Scientifica Nazionale) come qualsiasi altro soggetto che abbia interesse ad iniziare una carriera universitaria.
Il limbo in cui ci si trova è a dir poco aberrante, anche in considerazione del fatto che spesso la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni che dettano i requisiti necessari per l’abilitazione a professore ordinario o associato, rispettivamente in prima e seconda fascia come specificato nel Decreto Ministeriale n. 76 del 2012 (DM 76, Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, nonché le modalità di accertamento della qualificazione dei Commissari) è del tutto arbitrario. In diverse occasioni, difatti, le votazioni della commissione si sono rivelate fumose e poco trasparenti.
Questo sistema non solo arreca un enorme pregiudizio a tutti i ricercatori che con fatica cercano di farsi strada su un terreno con sempre crescenti ostacoli nonché bersaglio di continui tagli, ma si vanifica anche ogni possibilità di un concorso trasparente e che preservi sempre e comunque la meritocrazia. Non si può non considerare, poi, che moltissimi di questi ricercatori a cui viene negata l’abilitazione sono plurititolati anche all’estero, condizione che dovrebbe essere degna di nota e che si trasforma in uno svantaggio in quanto esclude la possibilità di lavorare fianco a fianco con un membro delle dette commissioni.
Il nostro studio è da sempre impegnato nella tutela fondamentale della trasparenza nei concorsi pubblici e nella promozione della meritocrazia affiancando tutti gli aspiranti docenti universitari contro le illegittimità che possono presentarsi durante il percorso per l’abilitazione.
Trattandosi di valutazione nazionale il ricorso andrà presentato dinanzi al TAR per il Lazio, sede di Roma, nel termine di sessanta giorni dalla data di pubblicazione/comunicazione dei risultati della proceduta abilitativa. I motivi a fondamento del ricorso dovranno essere valutati caso per caso relativamente alle illegittimità riscontrate. Consigliamo, pertanto, a quanti ritengano di aver subito un’ingiusta esclusione dall’ASN di contattare lo studio via e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonicamente ai seguenti recapiti http://www.avvocatomichelebonetti.it/index.php/contatti per una prima consulenza valutativa.